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La resilienza dei sistemi produttivi lombardi: competitività e performance nella ricerca LIUC Business School

Pubblicato il 18 Luglio 2018 Tempo di lettura: 2.6 min

Resilienza: parola magica che evoca la capacità di resistere ed adattarsi ai cambiamenti esterni portati da un forte shock. Tutti la richiamano, pochi riescono a metterla in pratica. A questo ristretto gruppo appartiene il sistema produttivo lombardo con le sue filiere, in particolare informatica e telecomunicazioni (ICT), chimica e meccanica: questi sono i “motori” della ripresa in Lombardia, capaci di mantenere elevata e perfino aumentare la propria competitività a cavallo della crisi economica.
Sono queste alcune tra le più importanti evidenze emerse dal lavoro di ricerca condotto dal Centro sullo Sviluppo dei Territori e dei Settori della LIUC Business School con il supporto di UBI Banca, volto ad analizzare la distribuzione sul territorio e le performance delle filiere produttive Lombarde.

Seguendo un tipo di approccio “bottom-up”, dal particolare al generale, partendo da dati sui singoli comuni e procedendo per aggregazione si è arrivati a sintetizzare diversi indicatori di struttura e performance per ciascuna filiera produttiva.

Partendo dalle indicazioni di struttura, l’analisi condotta conferma una Lombardia a tre velocità: la fascia pedemontana (lungo l’asse nevralgico Milano – Bergamo – Brescia e fino al mantovano) concentra la maggioranza delle attività produttive, mentre le aree a Nord e Sud della stessa mostrano minor propensione allo sviluppo di sistemi industriali integrati.
Attorno ai capoluoghi della fascia pedemontana si registrano dunque più alti tassi di specializzazione, in particolare nei settori più competitivi ed innovativi e maggior bilanciamento nella composizione delle filiere sul territorio.

Per quanto riguarda invece le performance economiche, maggior competitività è mostrata da quelle filiere la cui attività è connotata da alta propensione all’innovazione ed all’esportazione e che impiega tecnologie all’avanguardia e capitale umano di alto profilo. Ai primi posti del ranking elaborato tramite la sintesi di un indicatore che combina dati reddituali, occupazionali ed economici delle aziende, troviamo il comparto ICT (informatica e telecomunicazioni), chimica, farmaceutica e meccanica. In difficoltà, invece, tessile e costruzioni. 

Sintetizzando il complesso di evidenze emerse possiamo dire che la propensione all’innovazione, dei prodotti e dei processi, che tramite una crescita degli investimenti si concretizza in un aumento di produttività del lavoro e quindi di capacità di generare valore nella produzione, è il fattore chiave per mantenersi competitivi e saper cogliere le opportunità create dalla globalizzazione dei mercati e dalla quarta rivoluzione industriale.

La ricerca confluirà in ottobre nel volume “Welcome in. Percorsi di attrattività territoriale” a cura di Massimiliano Serati che verrà pubblicato nella collana Università Cattaneo Libri edita da Guerini Next.

 

Articolo de Il Sole 24 Ore.com

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