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Private Equity: 221 operazioni nel 2019, 93 nei primi 6 mesi del 2020

Pubblicato il 24 Settembre 2020 Tempo di lettura: 4.5 min

Sono state 221 le operazioni di Private Equity realizzate nel 2019 in Italia, su aziende con fatturato medio pari a circa 35 milioni di euro, oltre 110 dipendenti e per lo più concentrate nel comparto dei prodotti per l’industria. Nei primi sei mesi del 2020, il Private Equity resiste all’impatto del COVID, annunciando 93 nuove operazioni.

Sono questi i principali numeri relativi al settore emersi dal diciannovesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM® della LIUC Business School presentato mercoledì 23 settembre 2020.

Il L’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM, che da oltre quindici anni effettua un monitoraggio costante dell’attività di investimento in private equity, pone in essere la sua attività di ricerca grazie al contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento SGR, McDermott Will & Emery Studio Legale Associato e Value Italy SGR. E’ presieduto da Anna Gervasoni e coordinato da Francesco Bollazzi.. “Il settore del private equity conferma ed anzi consolida nel 2019l’eccellente stato di salute già evidenziato ormai da un triennio – affermano – In particolare, il 2019 segna il record in termini di numero di operazioni: il dato di riferimento in tal senso, in precedenza, era rappresentato dalle 175 operazioni registrate proprio l’anno precedente. Nel 2020, poi, il private equity si conferma industry caratterizzata da elevata maturità e resilienza, contenendo con grande efficacia l’impatto negativo generato dal Covid in ambito economico”.

 

Il 2019

Dal punto di vista delle principali evidenze, nel 2019 il mercato conferma la tendenza già registrata negli ultimi anni (dopo la parentesi del 2011 e del 2012), con una netta prevalenza delle operazioni di Buy out, che si attestano al 75% delle preferenze (in aumento rispetto al 72% dell’anno precedente). Non evidenziano segnali di ripresa gli Expansion, con una quota del 19% rispetto al 21% del 2018 (rappresentavano il 35% del mercato nel 2014). Il residuo 6% del mercato è costituito principalmente dai Turnaround (4%, in flessione rispetto all’anno precedente, ma numericamente di pari significatività a fronte delle maggiori dimensioni del mercato), mentre il 2% è relativo ad interventi di Replacement.

Anche se molto probabilmente con modalità differenti rispetto a quanto avvenuto in passato, questo dato conferma come gli operatori continuino ad indirizzare l’attenzione verso operazioni in cui l’acquisizione della maggioranza consenta sia una massimizzazione dei rendimenti, sia un approccio in linea con le professionalità maturate nel tempo, pur in presenza di una leva finanziaria ormai da qualche anno sempre piuttosto contenuta.

Sempre con riferimento alla tipologia di deals realizzati, sono stati registrati 46 add-on (21% del mercato complessivo), in aumento rispetto al dato del 2018 (33 operazioni, 19% del mercato), a conferma di un ruolo ormai di assoluta rilevanza assunto dai progetti di aggregazione industriale nel settore.

Ad aggiudicarsi il titolo di operatore più attivo nel corso del 2019, come già l’anno precedente, risulta Xenon Private Equity, che chiude con 9 operazioni (di cui la metà corrisponde a deals di tipologia add-on). Segue, con 7 investimenti, Ardian.

Sul fronte della distribuzione regionale, la Lombardia, regione che da sempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2019 ha rappresentato il 38% del mercato. Seguono Emilia Romagna (14% del totale), Veneto (13%) e Toscana (8%). Nel Mezzogiorno, si sono chiuse quindici operazioni (nove nel 2018), di cui quattro rispettivamente in Sicilia e Campania.

Per quanto concerne i settori d’intervento, il 2019 conferma l’ormai consolidato interesse degli operatori verso i prodotti per l’industria, comparto che attrae il 25% delle operazioni di investimento, anche se in calo rispetto al 2018 (32%). I beni di consumo confermano la loro seconda posizione tra le preferenze degli investitori (22%), sostanzialmente in linea rispetto all’anno precedente (20%). A seguire, si rileva la presenza del settore alimentare, con il 12% (13% la quota del 2018), e di quello del terziario (servizi professionali ad eccezione di quelli finanziari, 11% vs 10% nel 2018). Al quinto posto, si riaffaccia l’industria ICT (8%), grazie alla crescente richiesta di nuove applicazioni in numerosi ambiti industriali.

 

Il primo semestre del 2020

Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, nel primo semestre 2020 sono state annunciate 93 nuove operazioni di investimento (esclusi gli start up, i reinvestimenti in società già partecipate e le operazioni poste in essere da veicoli di investimento pubblici), in linea rispetto al medesimo periodo del 2019 (quando furono esattamente 95). In termini di tipologia di operazione, la maggior parte degli investimenti ha riguardato interventi di buy out (80%), seguiti dagli expansion (14%), dai turnaround (4%) e dai replacement (2%). Le operazioni di add-on ammontano al 42% del totale, registrando un ulteriore deciso incremento rispetto agli ultimi anni, che già avevano sempre più evidenziato e sottolineato la rilevanza ed il ruolo dei processi di aggregazione industriale. In termini settoriali, si conferma la consolidata presenza di aziende che operano nel comparto dei beni di consumo e dei prodotti per l’industria, rappresentando quasi il 50% del mercato. Con riferimento alla distribuzione geografica, il mercato è risultato fortemente concentrato tra la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che insieme hanno catalizzato il 73% delle aziende target. Sempre residuale è risultato, invece, il coinvolgimento di imprese del Sud (stabile al 4%).

 

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