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Private banking index: nel 2019 raggiunto un valore di 122,54 punti base

Pubblicato il 20 Aprile 2020 Tempo di lettura: 5.8 min

LIUC Business School e Banca Generali, con il supporto di Goldman Sachs e Vontobel hanno pubblicato il Private Banking Index (PB-I) indice annuale che segnala l’andamento del settore del private banking. L’Osservatorio, avviato quattro anni fa nell’ambito del Centro sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione, vuole approfondire le principali dinamiche di questo mercato, cercando di approfondirne l’andamento dell’industria e le sue variabili.avviato quattro anni fa, vuole approfondire le principali dinamiche di questo mercato, cercando di approfondirne l’andamento dell’industria e le sue variabili. I dati elaborati dall’Osservatorio per il 2019 mostrano il settore del private banking in salute a 122,54 punti base, in crescita rispetto al 2018 dove il dato era di 116,06 punti base.

Lanciato nel 2016 con un valore di 100 punti base, in riferimento all’anno 2015, la ricerca ha avviato la costruzione di un indicatore in grado di rappresentare in maniera efficace l’evoluzione del settore. Gli studi intrapresi, finalizzati all’individuazione delle possibili aree d’influenza in grado di esercitare un impatto sul comparto del private banking, hanno portato a identificare tre componenti rilevanti, a loro volta declinabili in una serie di variabili determinanti: l’andamento del settore del private banking, ovvero il mercato in esame (prendendo in considerazione, ad esempio, le masse gestite, la clientela potenziale e i prodotti offerti); l’evoluzione del contesto socio-economico di riferimento, cioè il nostro Paese (considerando, ad esempio, lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, l’andamento del Prodotto Interno Lordo e l’evoluzione della concentrazione del reddito in ambito domestico); l’andamento dei mercati regolamentati domestici (analizzato attraverso l’andamento del principale Indice di Borsa, nonché di alcuni cluster di imprese creati ad hoc dall’Osservatorio con riferimento al comparto finanziario in esame ed al luxury).

Il Private Banking Index (PB-I) restituisce un 2019 di estrema soddisfazione per il settore, con un incremento di oltre 22 punti base rispetto all’anno zero (2015, con valore 100) e di oltre 6 punti base avendo quale termine di paragone il 2018 (attestatosi a 116,06).

 

 

A livello di contesto socio-economico, l’evoluzione del Pil offre un contributo limitato, a fronte di un rallentamento rispetto alle attese a livello di crescita reale (+0,2% rispetto al dato Istat del 2018), mentre la ricchezza netta delle famiglie italiane rimane sostanzialmente stabile, incrementandosi, di fatto, in linea con il contenuto tasso di crescita medio annuo dell’ultimo decennio; un contributo a sostegno del positivo andamento del private banking giunge, invece, dall’analisi dell’Indice di Gini, che misura la concentrazione del reddito e della ricchezza (all’aumentare della concentrazione, aumentano i patrimoni potenziali “private”).

Con riferimento all’industria del private banking, il numero di potenziali clienti (misurato in famiglie “private”) permane sostanzialmente stabile, pur in crescita per il quarto anno consecutivo (in coerenza con il contenuto aumento dell’Indice di Gini), risultando dunque variabile scarsamente influente, mentre un significativo impatto sull’andamento dell’indicatore giunge dal numero di servizi offerti dai players attivi sul mercato, sempre più alla ricerca di un vantaggio competitivo derivante dalla differenziazione e dalla completezza della propria offerta. Tale evidenza appare coerente con la crescente rilevanza strategica attribuita ai servizi innovativi di consulenza e di supporto, nonché all’introduzione sul mercato di strumenti alternativi di investimento. Notevole, infine, l’effetto prodotto proprio dalla crescita del peso relativo degli investimenti alternativi sul totale degli investimenti e dall’evoluzione delle masse gestite (il comparto punta ormai con decisione ai 1.000 miliardi di Euro di patrimonio gestito nel nostro Paese).

Dunque, se il contesto macroeconomico appare, di fatto, in stallo, l’impulso più grande alla crescita giunge per il settore proprio dalle dinamiche ad esso interne, ad ulteriore conferma del grande potenziale che il comparto è ancora in grado di sviscerare.

Nel corso del 2019, al contrario di quanto avvenuto negli anni immediatamente precedenti, anche le performance dei mercati regolamentati non hanno costituito un elemento contraddittorio e di “freno”nella valutazione dello stato di salute del settore. Infatti,il principale Indice di Borsa, a fronte di un’annata di notevole recupero, dopo un 2018 di grande difficoltà, è risalito al di sopra del dato 2015 e si è attestato a 23.506 punti determinando in tal modo un contributo assolutamente positivo nel calcolo del Private Banking Index.

“Il risultato migliore dell’ultimo quinquennio” afferma Anna Gervasoni ordinario della LIUC – Università Cattaneo e presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio. “Il dato in esame, chiaramente, si riferisce all’ultima seduta dello scorso anno, non sconta di conseguenza l’impatto negativo della crisi finanziaria determinata da Covid-19 che vedremo nel calcolo dell’indice del 2020”.

Allo stesso tempo, il cluster di imprese creato ad hoc dall’Osservatorio e relativo al settore del private banking presenta una buona performance nel corso dell’anno, che trova la propria principale evidenza nel ritorno ad un livello di capitalizzazione di mercato in linea con il 2015, dopo un triennio di ribassi: in tal modo, il contributo alla determinazione del Private Banking Index risulta neutro. Così come neutro appare essere l’effetto prodotto dal cluster di imprese rappresentativo dei beni di lusso, che registrano una buona ripresa, non sufficiente per costituire un elemento di impulso positivo nella fotografia dello stato di salute del settore, ma tale da non rappresentare più un fattore “limitante” come nel biennio precedente.

“L’analisi dell’indice fotografa un quadro molto interessante del private banking in Italia che sta mostrando grande innovazione e versatilità nell’offerta” commenta Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali, da 5 anni al fianco della LIUC Business School nelle analisi del trend sul settore –“Il recupero dei mercati ha contribuito alla creazione di ricchezza ma c’è da segnalare anche la crescente tendenza di investimenti alternativi che aumentano la protezione e la possibilità di avvicinare anche il risparmio all’economia reale. Con la crisi per la pandemia e lo spettro di una pesante recessione le sfide riguardano proprio il tema della protezione, della decorrelazione delle asset-class negli investimenti, e il contributo del settore al sistema. Tutti elementi che la vicinanza dei private banker alla clientela stanno mostrando di affrontare con grande determinazione”.

Settore, che, dunque, trova momentaneamente la “linfa” per la crescita e lo sviluppo essenzialmente nella vivacità e nello stato di salute degli attori che compongono il sistema nel suo complesso: gli operatori, la clientela “private” e la matrice di prodotti/servizi offerti, sempre più evoluta grazie al continuo ripensamento del business model.

 

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