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PRIMO TRIMESTRE 2021, IL PRIVATE EQUITY SI CONFERMA AD ALTI LIVELLI

Pubblicato il 29 Aprile 2021 Tempo di lettura: 5 min

Il mercato del private equity fornisce una prova di maturità assoluta in una fase storica di grande complessità e registra 66 nuovi investimenti nel primo trimestre 2021. Dopo i 40 deals conclusi tra gennaio e febbraio, il mese di marzo subisce un’ulteriore impennata rispetto allo scorso anno, con l’annuncio di 26 operazioni finalizzate (furono 13 nel 2020, soprattutto a causa dell’esplosione della pandemia), sembrando quasi non risentire del rallentamento che caratterizza, di contro, numerosi comparti dell’economia.

Nel medesimo periodo dello scorso anno, che si è concluso con evidenze comunque assolutamente positive, l’Osservatorio PEM della LIUC Business School aveva mappato 52 investimenti: dunque, il mercato italiano, nonostante il perpetrarsi di una crisi economica generalizzata riconducibile alla notevole difficoltà nel superare lo stallo determinato dalla pandemia, riesce a concludere il primo trimestre con un livello di attività incredibilmente soddisfacente. Anzi, si tratta della migliore performance registrata dall’Osservatorio nella prima porzione di anno, nel corso di 20 anni di studio e mappatura del settore. La sfida sarà, dunque, quella di affrontare il prosieguo del 2021 cercando di preservare e valorizzare gli investimenti in portafoglio e, se possibile, mantenere l’approccio fortemente proattivo al mercato che ha caratterizzato il settore nell’ultimo triennio.

Malgrado la crisi legata alla pandemia COVID-19, gli operatori del settore del private equity hanno confermato il proprio supporto alle imprese italiane, intensificando l’attività di ricerca e selezione delle pmi su cui investire. In attesa di una ripartenza del ciclo economico nei prossimi mesi e con la graduale ripresa delle attività, il numero di operazioni è previsto in aumento, così come i valori di exit”, commenta Elio Milantoni, Partner di Deloitte Financial Advisory Services e M&A Leader.

Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – PEM, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio PEMÒ attivo presso la LIUC Business School, si è attestato così a quota 550, un valore notevolmente soddisfacente e mai registrato nel corso di un primo trimestre in passato. Non è chiaramente significativo un confronto con il trimestre precedente, quello a conclusione del 2020, essenzialmente per motivi di stagionalità.

Il confronto, invece, con il primo trimestre del triennio precedente, certamente significativo a parità di stagionalità, evidenzia come il 2021 si sia aperto con un risultato assolutamente eccellente: si tratta, addirittura, come anticipato, del dato record censito dall’Osservatorio per quanto riguarda la prima parte dell’anno solare, evidenza lampante di un ottimo stato di salute del settore nel nostro Paese.

Entrando nel dettaglio dell’analisi dei dati, le operazioni di buy out si confermano predominanti sul mercato, con una percentuale più contenuta rispetto al trend consueto (62%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo si attestano, in leggera ripresa, al 15% dell’intero settore. Si registrano, nel trimestre, cinque interventi di ristrutturazione societaria (8%) e uno di replacement. Da ultimo, interessante la presenza di ben 9 operazioni (14%) afferenti al comparto delle infrastrutture, che da quest’anno l’Osservatorio PEM mappa come categoria distinta, proprio a fronte della rilevanza assunta negli ultimi anni da questo specifico segmento di mercato.

Ben 18 interventi di buy out (pari a oltre il 27% del mercato complessivo) rappresentano operazioni di add on, ovvero acquisizioni finalizzate alla crescita per linee esterne dell’impresa partecipata, sotto la regia dell’operatore di private equity. Questa evidenza conferma l’importanza dei progetti di aggregazione industriale, che ormai costituiscono in numerosi settori una delle chiavi di creazione di valore di maggior efficacia, nonché segnala la volontà degli operatori di sostenere, consolidare e valorizzare le partecipazioni in portafoglio.

Dal punto di vista geografico, l’attività del primo trimestre risulta come sempre polarizzata nel Nord del nostro Paese, ma con un grado di dispersione decisamente superiore rispetto al passato: la Lombardia rappresenta “solo” il 24% del mercato, seguita da Emilia Romagna (14%) e Veneto (11%). Interessante, da un lato, la presenza di un elevato numero di regioni con almeno una operazione e, al tempo stesso, il ruolo del Sud Italia, che conquista una quota finalmente significativa, con un abbondante 10%.

In ottica settoriale, invece, si segnala il 18% dei prodotti per l’industria, comparto leader ma con una frequenza minore rispetto al passato, seguito da beni di consumo, terziario, ICT e cleantech, tutti rispettivamente con il 14%.

Le evidenze emerse a livello geografico e settoriale costituiscono prove ulteriori della crescente maturità raggiunta dall’industria del private equity in Italia, che tende sempre più a diffondersi in tutti gli ambiti della nostra economia reale.

Le piccole e medie imprese rappresentano, come sempre, il principale bacino di riferimento per gli operatori, anche se non mancano alcuni di deals con enterprise value di rilievo, come già accaduto nello scorso biennio e, soprattutto, nel 2018. Si conferma e, anzi, si amplifica anche in questo avvio del 2021 l’interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese (ben il 55% del totale).

L’Osservatorio PEM ha avviato nel 2021, in parallelo, anche la mappatura delle operazioni concluse all’estero da operatori di private equity italiani, nonché delle acquisizioni di target estere realizzate da imprese italiane, con la “regia” di un operatore di risk capital.

A tale riguardo, si rileva come, nel corso del mese di marzo 2021, siano state censite una operazione di acquisizione diretta all’estero, realizzata in Germania dalla holding di partecipazioni Only The Brave, e ben 8 add-on aventi quali target company aziende estere, in 6 differenti nazioni europee, negli Stati Uniti e in Australia.