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Innovazione green e circular in Italia, non si fa ancora abbastanza

Pubblicato il 09 Dicembre 2024 Tempo di lettura: 2.6 min

L’innovazione tecnologica è uno dei principali motori dello sviluppo economico, sociale, culturale e sostenibile di un Paese. E attraverso i brevetti si può analizzare la quantità d’innovazione prodotta da un territorio e misurare la sua capacità innovativa.

Ma proprio da qui, dalla conoscenza e dall’analisi dei brevetti green e circular, emerge una realtà preoccupante.

È infatti una situazione desolante quella che ci restituisce lo studio di IP Cube della LIUC Business School, l’Osservatorio focalizzato sull’utilizzo dell’Intellectual Property (IP) e dei brevetti in particolare: la percentuale di innovazioni green rispetto al numero totale di innovazioni brevettate è pari soltanto al 7%, con 3.994 brevetti e 1.777 famiglie brevettuali (l’insieme di tutti i brevetti relativi a una medesima innovazione) a testimoniare la quantità di innovazione green prodotta in Italia tra il 2018 e il 2022 (dati al 6 dicembre 2024). In sostanza, un dato basso che non dà segni di cambio di rotta.

Va ancora peggio nel rapporto sulla quantità di innovazione circular (ossia destinata a contribuire alla transizione verso un’economia circolare) che rappresenta solo l’1% delle innovazioni totali brevettate. L’analisi ci parla di 1.030 brevetti circular, sempre nel periodo 2018 – 2022, e 239 famiglie brevettuali.

Si tratta di percentuali davvero basse, che attestano come gli investimenti in innovazione green rappresentino ancora una componente residuale in Italia, commenta il Direttore di IP Cube, la professoressa Raffaella Manzini. In un insieme complessivamente così limitato, l’attività di innovazione green di regioni, anche piccole, può emergere come eccellenza. È il caso, per esempio, della Basilicata, che nel periodo considerato ha realizzato il 22% di innovazioni green, o della Calabria che ha la percentuale più alta di famiglie circular in Italia.

Computing, misurazione e testing, veicoli ed elementi elettrici sono gli ambiti tecnologici con un maggior numero di brevetti green, per i quali spiccano i nomi Technoprobe, ENI, Piaggio, Stmicroelectronics, Nuovo Pignone Tecnologie, Energy Dome.

Mentre la top ten dei brevetti circular riguarda gli ambiti dei composti organici macromolecolari, della plastica e del packaging; con attori quali Basell Polyolefine, Novamont, Iterchimica, Aroma System, Fater e Goglio.

Lo studio, basato sui dati brevettuali, ha analizzato la quantità d’innovazione green/circular prodotta nelle diverse regioni d’Italia ma anche la capacità innovativa dei brevetti green/ circular contenuta in ciascuna innovazione sviluppata nelle diverse regioni. A tal fine, per misurare la capacità dei brevetti di generare valore futuro per le imprese e il territorio, si è applicato l’Innovation Patent Index (IPI), l’indicatore elaborato da IP Cube e basato su 5 insiemi di dati brevettuali (diversificazione, efficienza, tempo, internazionalizzazione, qualità).

Sul fronte green, è emerso un Molise che spicca negli indicatori diversificazione e tempo, la Sardegna in internazionalizzazione, la Toscana per qualità e il Trentino per efficienza.

La capacità innovativa circular mette, invece, particolarmente in evidenza Abruzzo (per diversificazione ed efficienza), Toscana (tempo), Marche (internazionalizzazione) e Campania (qualità).