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Innovation Patent Index, il nuovo indicatore della capacità innovativa di imprese e territori

Pubblicato il 02 Aprile 2019 Tempo di lettura: 3.7 min

Dai dati brevettuali alla capacità innovativa di singole imprese, ma anche di filiere settoriali, cluster territoriali e tecnologici, aree geografiche: nasce l’Innovation Patent Index, un indicatore di performance innovativa che si inserisce nelle attività di Technology Intelligence, finalizzate a “catturare” ed “elaborare” l’informazione tecnologica come parte di un processo che abilita l’azienda ad acquisire consapevolezza delle minacce e opportunità del contesto tecnologico esterno.

Questo nuovo strumento è frutto del lavoro del Centro sull’Innovazione Tecnologica e Digitale della LIUC Business School ed è stato presentato questa mattina al Grattacielo Pirelli nel corso di un evento organizzato dalla LIUC Business School e da Economy in collaborazione con Regione Lombardia, con gli interventi di soggetti istituzionali, docenti universitari, esperti del tema, oltre alla testimonianza di alcune imprese.

“Misurare l’innovazione è sempre difficile – ha spiegato Raffaella Manzini, Direttore del Centro sull’Innovazione Tecnologica e Digitale della LIUC Business School, illustrando lo strumento – per capire davvero come innovano le imprese bisognerebbe entrare e parlare con le persone. Consapevoli di questo, ma altrettanto consapevoli della necessità, sia per i policy maker che per i manager, di avere a disposizione misure di innovazione su base estesa, abbiamo deciso di sviluppare uno strumento costruito sui brevetti, una fonte pubblica di informazioni sull’innovazione e la tecnologia che è ricchissima e al momento sottoutilizzata. L’Innovation Patent Index, che abbiamo sviluppato con un lavoro di ricerca scientifica e con l’aiuto di algoritmi di machine learning, considera quei dati brevettuali che si sono dimostrati essere predittivi della capacità innovativa delle imprese e dei territori. E la capacità innovativa, a sua volta, è ovviamente portatrice di benessere economico e sociale, per le imprese e per i territori. Questo indice supera il tradizionale approccio basato sul “numero di brevetti” e fornisce un quadro che guarda al futuro e non solo al passato, proprio perché valuta la capacità innovativa, e non solo la performance passata”.

5 gli indicatori specifici su cui si basa questo nuovo Index, costruiti a partire da 5 insiemi di dati brevettuali: efficienza (basata sulla quantità dei brevetti, depurata del fattore dimensionale), tempo (quello dedicato alla procedura di progettazione), internazionalizzazione (numero di estensioni geografiche), qualità (numero di backword citation) e diversificazione (numero di classi tecnologiche brevettuali).

Molteplici le applicazioni possibili: questo strumento, estremamente flessibile, può essere infatti utilizzato per analizzare singole imprese, gruppi di imprese (aggregati sulla base di criteri quali area geografica, settore industriale, ambito tecnologico, dimensione, governance, filiera produttiva), ma anche filiere settoriali, cluster territoriali e tecnologici, aree geografiche. “Un’opportunità concreta – specifica Raffaella Manzini – per effettuare benchmark mirati e identificare profili di innovazione”.

La prima ricerca realizzata a partire da questo strumento ha per oggetto le province lombarde, con riferimento ai brevetti del periodo 2000-2017: in testa al ranking delle più innovative, Milano, Varese e Mantova.

La Lombardia si conferma patria della Ricerca e dell’Innovazione. Solo nel 2018 le domande di brevetti e registrazione di nuovi marchi hanno raggiunto quota 36.000, circa il 39% del totale nazionale. Si tratta di numeri che confermano la giusta direzione delle nostre misure per favorire lo sviluppo. Basti pensare che ogni Accordo regionale per la Ricerca e dell’Innovazione realizzato produce in media almeno un brevetto – Lo ha detto il Vicepresidente di Regione Lombardia, Fabrizio Sala – Stiamo lavorando per promuovere l’attrattività della Lombardia e in quest’ottica diventa fondamentale riuscire ad ottenere il trasferimento della sede del Tribunale dei Brevetti da Londra a Milano. Questo rappresenterebbe un grande risultato anche in termini di indotto economico, circa 350 milioni di euro all’anno. In questa direzione studi come quello realizzato da LIUC Business School si dimostrano vitali per contribuire a valorizzare il nostro territorio” ha concluso.

Una delle premesse su cui due anni fa abbiamo fondato il rilancio di Economy – aggiunge Sergio Luciano, direttore del mensileè stata proprio la percezione della nuova consapevolezza di molte imprese anche medie e piccole circa la crucialità dell’innovazione permanente ed anche della protezione della proprietà intellettuale. Il lavoro della LIUC sui brevetti va esattamente in questa direzione”.