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IL PRIVATE BANKING INDEX DIPINGE UN SETTORE SEMPRE PIÙ MATURO E IN CRESCITA, NONOSTANTE LA PANDEMIA

Pubblicato il 23 Giugno 2021 Tempo di lettura: 5.5 min

Lanciato nel 2016 con un valore di 100 punti base in riferimento all’anno 2015, il Private Banking Index (PB-I) dell’Osservatorio Private Banking della LIUC Business School – Banca Generali dipinge un 2020 comunque positivo per il settore del private banking, nonostante l’impatto negativo generato dalla pandemia sull’economia nel suo complesso, raggiungendo un valore di 125,42 punti base, segnale di un comparto sempre più in salute ed ancora in fase di espansione. Lo scorso anno, il dato relativo al 2019 si era attestato a 122,54 punti base: dunque, il trend intrapreso dal comparto è indubbiamente volto allo sviluppo ed alla crescita (l’indicatore presenta ormai una tendenza quinquennale espansiva), con intensità più che soddisfacente anche nel corso dell’anno recentemente conclusosi, se si tiene conto delle difficoltà e tortuosità che hanno colpito i Paesi a livello mondiale.

L’attività di studio dell’Osservatorio, avviata da oltre cinque anni e finalizzata ad approfondire le principali dinamiche del settore, ha da sempre posto l’accento sull’estrema complessità dell’industria del private banking, caratterizzata da numerose variabili in grado di costituire determinanti fondamentali per comprenderne appieno l’andamento.

Per questo, l’Osservatorio promosso da LIUC Business School e Banca Generali, quest’anno in collaborazione con BlackRock e BnpParibas Asset Management, ha condotto, tra gli altri, un’attività di ricerca volta alla costruzione di un indicatore in grado di rappresentare in maniera efficace l’evoluzione dello stato di salute del settore. Gli studi intrapresi, finalizzati all’individuazione delle possibili aree di influenza in grado di esercitare un impatto sul comparto del private banking, hanno portato ad identificare tre componenti rilevanti, a loro volta declinabili in una serie di variabili determinanti: l’andamento del settore del private banking, ovvero del mercato in esame (prendendo in considerazione, ad esempio, le masse gestite, la clientela potenziale e i prodotti offerti); l’evoluzione del contesto socio-economico di riferimento, ovvero del nostro Paese (considerando, ad esempio, lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, l’andamento del Prodotto Interno Lordo e l’evoluzione della concentrazione del reddito in ambito domestico); l’andamento dei mercati regolamentati domestici (analizzato attraverso l’andamento del principale Indice di Borsa, nonché di alcuni cluster di imprese creati ad hoc dall’Osservatorio con riferimento al comparto finanziario in esame ed al luxury).

Il Private Banking Index (PB-I) restituisce un 2020 di estrema soddisfazione per il settore, con un incremento di oltre 25 punti base rispetto all’anno zero (2015, con valore 100) e di circa 3 punti base avendo quale termine di paragone il 2019 (attestatosi a 122,54).

A livello di contesto socio-economico, l’evoluzione del Pil offre un contributo in termini negativi, a fronte di una significativa contrazione, certamente riconducibile agli effetti della pandemia, rispetto all’anno precedente (-8,9% rispetto al dato Istat del 2019), mentre la ricchezza netta delle famiglie italiane non solo rimane stabile, ma anzi registra un discreto incremento, di fatto spiegabile con un saldo positivo tra la scelta di non “spendere” a causa delle condizioni di incertezza, da un lato, e il ricorso all’utilizzo dei risparmi nelle situazioni caratterizzate da difficoltà a fronte dalla momentanea assenza di flussi di reddito; un contributo a sostegno del positivo andamento del private banking giunge, invece, dall’analisi dell’Indice di Gini, che misura la concentrazione del reddito e della ricchezza (all’aumentare della concentrazione, aumentano i patrimoni potenziali “private”). Le fasi storiche di crisi ed emergenza sono solite, in tal senso, accentuare lo squilibrio tra le diverse fasce della popolazione.

Con riferimento all’industria del private banking, il numero di potenziali clienti (misurato in famiglie “private”) permane sostanzialmente stabile, pur in crescita per il quinto anno consecutivo (in coerenza con l’aumento dell’Indice di Gini), risultando dunque variabile scarsamente influente, mentre un discreto impatto sull’andamento dell’indicatore giunge dal numero di servizi offerti dai players attivi sul mercato, sempre più alla ricerca di un vantaggio competitivo derivante dalla differenziazione e dalla completezza della propria offerta. Tale evidenza appare coerente con la crescente rilevanza strategica attribuita ai servizi innovativi di consulenza e di supporto, nonché all’introduzione sul mercato di strumenti alternativi di investimento. Notevole, infine, l’effetto prodotto proprio dalla crescita del peso relativo degli investimenti alternativi sul totale degli investimenti e dall’evoluzione delle masse gestite (il comparto punta ormai con decisione ai 1.000 miliardi di euro di patrimonio gestito nel nostro Paese).

Dunque, se il contesto macroeconomico appare, di fatto, in una fase transitoria, l’impulso più grande alla crescita giunge per il settore proprio dalle dinamiche ad esso interne, ad ulteriore conferma del grande potenziale che il comparto è ancora in grado di sviscerare nel nostro Paese.

Nel corso del 2020, le performance dei mercati regolamentati hanno offerto indicazioni contraddittorie per la costruzione del Private Banking Index. Infatti, il principale Indice di Borsa, a fronte di un’annata piuttosto difficile per la situazione a livello macroeconomico, dopo un 2019 di grandi soddisfazioni, si è attestato a 22.232 punti (vs. 23.506 punti), determinando in tal modo un contributo negativo nel calcolo dell’indicatore proprietario dell’Osservatorio. Il dato in esame, chiaramente, si riferisce all’ultima seduta dello scorso anno, che scontava appieno l’impatto negativo della crisi finanziaria determinata dalla pandemia.

Allo stesso tempo, in totale controtendenza, il cluster di imprese creato ad hoc dall’Osservatorio e relativo al settore del private banking presenta una buona performance nel corso dell’anno, che trova la propria principale evidenza nel ritorno ad un livello di capitalizzazione di mercato superiore rispetto al 2015, dopo un triennio di ribassi ed un anno, il 2019, di primi segnali di recupero: in tal modo, il contributo alla determinazione del Private Banking Index risulta positivo. Così come positivo appare essere l’effetto prodotto dal cluster di imprese rappresentativo dei beni di lusso, che registrano una buona ripresa, sufficiente per costituire un elemento di impulso positivo nella fotografia dello stato di salute del settore, in tal modo non rappresentando più un fattore “limitante” o neutro come nel triennio precedente.

Settore, che, dunque, trova momentaneamente la “linfa” per la crescita e lo sviluppo essenzialmente nella vivacità e nello stato di salute degli attori che compongono il sistema nel suo complesso: gli operatori, la clientela “private” e la matrice di prodotti/servizi offerti, sempre più evoluta grazie al continuo ripensamento e affinamento del business model.

 

Per maggiori informazioni:

Francesco Bollazzi
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