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I 5 orizzonti della ripartenza (3 Return)

Pubblicato il 07 Maggio 2020 Tempo di lettura: 4.1 min

Tornando a parlare dei cinque orizzonti che – secondo un recente studio realizzato da Mc Kinsey – imprenditori e manager devono avere ben presenti per traghettare le imprese fuori dalla tempesta, dopo i primi due orizzonti ovvero Resolve e Resilience, è la volta dell’orizzonte della ripresa, il Return.

È la fase verso la quale ci stiamo avviando e che sicuramente nei primi momenti non vedrà una ripartenza a tutta velocità. Per prepararsi al ritorno è auspicabile pensare a due momenti distinti. Il primo sarà quello della cauta ripresa, probabilmente con meno personale e livelli di produzione decisamente più bassi. Il secondo, più in là nel tempo, corrisponderà invece alla normale operatività.

Le aziende devono pertanto considerare 4 elementi.

Il primo riguarda i dipendenti e collaboratori e in particolare la loro protezione. Dalle misure sanitarie alla compliancy delle normative di legge sulla privacy e sui dati personali sensibili. È auspicabile ipotizzare, per esempio, un contesto organizzativo orientato alla flessibilità, così che si possano ridurre occasioni di contatto fra dipendenti. Rafforzare la comunicazione al personale con messaggi chiari e non contraddittori l’uno con l’altro, definendo un vero e proprio “piano editoriale” per le prime settimane o mesi.

Il secondo elemento sono i clienti. Il primo passo è la rassicurazione, di qualsiasi genere: dalla solidità dell’azienda riguardo i propri prodotti al presidio delle attività post-vendita. Qualora si abbia contatto diretto è necessario, per esempio, garantire che gli spazi a cui il cliente ha accesso (siano essi il punto vendita fisico, lo sportello, l’ufficio, ecc.) siano sicuri, così come è opportuno investire in comunicazione sulla sicurezza e sulla sterilità del prodotto e del suo packaging.

Il terzo elemento è la supply chain. Nelle prime fasi e ove possibile, dovrà basarsi su una diversificazione anche geografica per proteggersi dal rischio di lock-down di altre aree o paesi.

Benché possa apparire meno mission critical, il quarto elemento è il cambiamento. Il periodo di interruzione e di lavoro remoto hanno certamente insegnato qualcosa, evidenziando aree di miglioramento, necessità di interventi formativi o di cambiamento delle procedure e meccanismi di controllo, ma anche creando esperienza con nuovi strumenti e modalità di lavoro. Il ritorno alla normalità non deve significare un ritorno tout court alle vecchie pratiche organizzative e all’abbandono delle nuove esperienze (utili solo per tamponare durante la crisi).

È’ invece necessario, a nostro avviso, un approccio laico al cambiamento e alle “mode” manageriali: non tutto quello che funziona per un’azienda deve necessariamente essere valido anche per la mia. Un esempio potrebbe riguardare un cambiamento che per anni è stato proposto e caldeggiato: l’empowerment dei dipendenti. Alla luce dell’esperienza COVID-19 e di come, probabilmente, il personale ha preso alcune iniziative, è un cambiamento che può essere istituzionalizzato o, di converso, il business e le peculiarità dell’azienda, lo rendono un elemento da accantonare.

Infine, aggiungiamo un ulteriore elemento. Come ipotizzato da alcuni studi, non è escluso che l’autunno veda una nuova ondata di infetti e la conseguente necessità di ritrovarsi nella situazione odierna con attività sospese e persone in casa. In questo caso, è auspicabile non ritrovarsi a commettere i medesimi errori. Per esempio, durante la ripresa può essere il caso di fare un assessment degli aspetti infrastrutturali. Ad esempio, molte VPN (le connessioni che consentono di proteggere i dati nel loro passaggio dal computer di casa alla rete aziendale) sono state messe sottopressione e alcune aziende hanno vietato ad alcune funzioni di accedervi per non comprometterne l’uso: alcuni dipendenti si sono trovati così senza strumenti di lavoro e alcune abitazioni non hanno un accesso alla bandalarga.

L’operare in queste condizioni di incertezza non deve impedire agli imprenditori di avere ben chiaro un set di attività da intraprendere già nell’immediato, così da accelerare la ripresa delle attività e il conseguimento di rinnovati risultati economici.

 

Emanuele Strada e Emanuele Pizzurno del Centro sull’Innovazione Tecnologica e Digitale

 

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