HR E DIS-ORGANIZZAZIONE JAZZ
Pubblicato il 11 Maggio 2020 Tempo di lettura: 3.7 minPer riflettere sul funzionamento delle organizzazioni e dei meccanismi che le governano, da sempre si sono utilizzate metafore provenienti dai settori più diversi: lo sport, il teatro, la musica. Quest’ultima, a mio parere, è la metafora che più si avvicina al funzionamento ideale di un’organizzazione, più precisamente la musica jazz, soprattutto guardando a cosa sta succedendo alle aziende oggi nella gestione dell’emergenza Covid-19.
Cosa possono avere in comune musicisti che hanno fatto la storia del jazz come Duke Ellington e Sonny Rollins con i manager del terzo millennio? Immagino la necessità di essere in grado di improvvisare. E’ questo quello che probabilmente ci porteremo a casa quando l’emergenza Covid-19 sarà soltanto un ricordo. Le aziende – e qui il ruolo fondamentale della funzione HR che guida le persone che la compongono – devono essere capaci di improvvisare a fronte di imprevisti. Certo, di cambiamento si è sempre parlato, del fatto che le aziende dovessero essere flessibili, reattive, capaci di adattarsi velocemente e a nuovi mercati, si è sempre scritto. Ma la realtà ci ha spiazzati: il cambiamento che abbiamo dovuto gestire come società è stato del tutto diverso da come ce lo potessimo aspettare. E’ stato un vero e proprio shock.
Nel libro “Disordine armonico. Leadership e jazz”, il sociologo e musicista statunitense Frank J. Berrett svela alcune regole provenienti dal mondo del jazz che possono tornare utili per una riflessione organizzativa. Di queste, alcune mi sembrano particolarmente significative per chi si occupa di organizzazione e gestione delle Risorse Umane, soprattutto in questo periodo di emergenza.
La prima, “Conoscere l’arte di disimparare”: abbandonare la routine, avere il coraggio di sperimentare, di pensare e progettare nuovi percorsi per raggiungere i propri obiettivi. Per resistere alla tentazione di ripetere ciò che sanno fare bene, i veri jazzisti rinunciano intenzionalmente a percorsi musicali precodificati e si pongono la sfida di esplorare il limite del loro livello di sicurezza. In campo aziendale il progredire dell’epidemia di COVID-19 ha portato a un’implementazione diffusa e senza precedenti dello smart working, resa possibile dall’innovazione digitale: quest’ultima infatti è diventata una “tessitura armonica di fondo” che percorre le nostre giornate e sta cambiando il modus operandi nelle aziende e dei singoli lavoratori.
Altra regola del jazz: “L’errore come fonte di apprendimento” . Stefano Bollani, grande musicista del panorama jazz italiano, sostiene che il Jazz sia sfacciatamente pieno di meravigliosi errori musicali; uscire dalla grammatica, sfidare le norme imposte dall’Accademia, è ciò che ha dato impulso alle nuove correnti musicali. Sperimentare e assumersi il rischio dell’errore è il bello del Jazz. Naturalmente per poter “sbagliare” è necessario costruire una cultura in cui le persone si sentano a proprio agio quando ammettono e analizzano i propri errori e di conseguenza è necessario poi costruire poi un sistema organizzativo adatto.
Pensiamo di nuovo al lavoro agile: rappresenta una vera e propria rivoluzione organizzativa, che chiama in causa la rsponsabilizzazione del dipendente nel gestire il proprio lavoro in autonomia. I musicisti sanno che devono orientare le loro scelte entro un certo intervallo di note, adatte alla scala in uso, non c’è bisogno di smettere di suonare per concordare o discutere le scelte da fare, ci si fida semplicemente del fatto che ogni musicista si adatterà naturalmente alla situazione. Il coordinamento è reso possibile da continui punti di incontro: sono le strutture non negoziabili. Tra un “controllo” e il successivo ognuno è libero di elaborare ed esplorare situazioni nuove ed impreviste in cerca di nuove strade e di nuovi significati.
Questi sono solo alcuni spunti. Senza idealizzare il jazz è comunque evidente quanto sia un modello estremamente utile per provare a ripensare le organizzazioni che per affrontare la realtà saranno costrette ad improvvisare in maniera coordinata e intelligente. Esattamente come accade in una performance Jazz.
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