News

Formazione manageriale al “Beccaria”, la valenza sociale del fare impresa

Pubblicato il 12 Dicembre 2019 Tempo di lettura: 2.5 min

“Portare gli imprenditori al Beccaria significa responsabilizzarli ancora di più sul valore sociale del loro fare impresa”, sostiene Massimo Folador, direttore del percorso di formazione manageriale della LIUC Business School Storie di ordinaria economia. “Il lavoro è dignità, riscatto sociale, realizzazione della persona. Eppure non sempre le imprese riconoscono la propria valenza sociale, anche semplicemente quando creano posti di lavoro e tanto più quando, attraverso il lavoro, costruiscono risultato per l’azienda e crescita dei collaboratori”.

Il lavoro è, dunque, possibilità di valorizzazione della persona, perno della crescita individuale e delle organizzazioni.

La stessa impresa diventa, in tal modo, un luogo educativo, pur nella sua complessità. “Ogni processo educativo non può che essere nella complessità”, la sottolineatura del professor Michele Puglisi, direttore del CARED della LIUC (Centro d’Ateneo per la Ricerca Educativo Didattica e l’Aggiornamento).

All’Istituto penale minorile Beccaria, il 5 dicembre 2019, c’è stata l’ultima tappa della 2° edizione del percorso di formazione della LIUC Business School rivolto a imprenditori e manager decisi ad approfondire il senso e il modo del fare impresa etica.

“L’impresa che entra in carcere risponde a diverse esigenze – annota Cosima Buccoliero, direttrice dell’Istituto in primo luogo quella di far capire all’esterno che è possibile fare impresa occupandosi delle persone. Non si tratta soltanto di raggiungere un profitto, ma di passare dei valori. Il carcere, inoltre, non può essere un luogo chiuso, deve essere aperto alla comunità, in contatto con l’esterno”.

Il percorso della LIUC Business School ha mostrato una collettività aperta alla dimensione privata, quella degli individui detenuti e delle loro storie personali che, dal canto loro, non devono dimenticare la dimensione pubblica, del bene comune.

A sorreggere il doppio binario pubblico/privato c’è la relazione “senza la quale non si vive”, rimarca don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria: “Le cose cambiano se le persone agiscono, mettono in pratica, fanno il loro esercizio di relazione”.

In questo esercizio ci sono i laboratori con cui al Beccaria si investe sulla professionalità per insegnare un mestiere a chi è recluso o aiutarlo a riqualificarsi nella ricerca di una nuova occupazione.

 “Tradotto per un’impresa, l’obiettivo è avere persone professionalmente più preparate e motivate, far crescere le loro performance e diminuire il turn over”, specifica Folador. “Oggi si parla molto di sostenibilità ambientale; noi, con questo incontro, abbiamo voluto parlare di sostenibilità umana e sociale”.

 

Videointerviste

Dottoressa Cosima Buccoliero, direttrice Beccaria

Don Gino Rigoldi, cappellano Beccaria