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Dopo un anno “al top” il Private Equity italiano apre anche il 2022 con numeri da record: annunciati 52 nuovi investimenti nei primi due mesi

Pubblicato il 15 Marzo 2022 Tempo di lettura: 3 min

Dopo un anno che ha sancito la definitiva maturità raggiunta dal settore anche in termini dimensionali, il mercato del private equity parte con il “piede giusto” anche nel 2022, facendo registrare 52 nuovi investimenti nel corso del primo bimestre. Lo scorso anno, nel medesimo periodo, l’Osservatorio PEM della LIUC Business School, aveva mappato 45 investimenti.
L’avvio dell’anno, caratterizzato da un’ottima vivacità del settore se si tiene anche conto di altre operazioni annunciate e in procinto di chiudersi a breve (alcune delle quali di notevole rilevanza), prospetta, dunque, un primo trimestre nuovamente di grande interesse per gli investitori, dopo un 2021 che aveva fatto segnare numeri record di grande significatività.

Nei primi due mesi del 2022, le operazioni di buy out si confermano predominanti sul mercato, ma con una percentuale più contenuta rispetto al trend più recente (62%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo si attestano stabili intorno al 13%. Interessante la presenza di ben dieci operazioni (19%) afferenti al comparto delle infrastrutture, che dallo scorso anno l’Osservatorio PEM mappa come categoria distinta, a fronte della rilevanza assunta negli ultimi anni da questo specifico segmento di mercato. Si registra anche un 6% riconducibile ad operazioni di replacement.

Dal punto di vista geografico, il settore risulta meno polarizzato rispetto alla media più recente in Lombardia, che si attesta al 29%, seguita da Emilia Romagna (13%) e Veneto (12%).
Interessanti i numeri registrati in Toscana e Lazio, ciascuna con il 10%.

In ottica settoriale, invece, si dividono il gradino più alto del podio cleantech, ICT e terziario con il 17%, lasciando prodotti per l’industria e beni di consumo, storicamente ai primi posti, rispettivamente al 12% e al 10%. Dunque, alcuni comparti si affacciano con sempre maggiore vigore, anche a fronte dei programmi strategici di sviluppo a livello nazionale.

Si conferma, da ultimo, anche in questo avvio di 2022, l’elevato interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese: ben il 54% delle operazioni concluse sono a loro riconducibili.

A margine, si segnala che l’Osservatorio PEM ha avviato dallo scorso anno, in parallelo, anche la mappatura delle operazioni concluse all’estero da operatori di private equity italiani, nonché delle acquisizioni di target estere realizzate da imprese italiane, con la “regia” di un operatore di risk capital. A tale riguardo, si rileva come, nel corso del primo bimestre, siano state censite due operazioni di acquisizione diretta all’estero, realizzate in Spagna da Green Arrow Capital e in Svizzera da Simest, e ben sette add-on aventi quali target company aziende estere, cinque di esse in Europa e due negli Stati Uniti.

“Anche dal nostro punto di vista – osserva Filippo Jacazio, responsabile Leveraged Finance Italy di UniCreditpossiamo confermare come il mercato sia partito nel  2022 con una buona intonazione, con una pipeline molto robusta, tanto che sono già state annunciate  alcune operazioni di dimensioni importanti, come l’acquisto di Biofarma da parte di Ardian e quello di Dainese da parte di Carlyle. Ora l’attenzione di tutti gli operatori è concentrata a valutare quali saranno gli impatti del conflitto in Ucraina e le ripercussioni delle conseguenti tensioni geopolitiche per capire se alcuni processi di vendita verranno posticipati”.

In allegato, si riporta una tabella con i deals mappati dall’Osservatorio PEM della  LIUC Business School nei mesi di gennaio e febbraio, con alcune informazioni di dettaglio a supporto.