Capacità innovativa delle regioni Italiane: sul podio Umbria, Toscana e Lombardia
Pubblicato il 16 Dicembre 2021 Tempo di lettura: 3.7 minSono Umbria, Toscana e Lombardia le tre regioni d’Italia sul podio nella classifica dei territori con capacità innovativa di alta qualità: lo afferma l’ultimo rapporto stilato dall’Osservatorio IP Cube, che afferisce al Centro sull’Innovazione Tecnologica e l’Economia Circolare della LIUC Business School, relativo al periodo 2014-19 (i brevetti depositati negli ultimi 18 mesi non sono ancora disponibili perché coperti dal segreto legale). Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, invece, il podio del ranking basato sull’analisi quantitativa.
L’analisi combinata della quantità di innovazione prodotta nelle diverse regioni d’Italia (legata al numero delle famiglie brevettuali, ossia al numero delle invenzioni generate) e della capacità innovativa dei brevetti di generare valore futuro per le imprese e il territorio fornisce una rappresentazione più ricca del modo di fare innovazione in Italia. In particolare, la capacità innovativa viene misurata attraverso l’Innovation Patent Index (IPI), indicatore che tiene conto di 5 insiemi di dati brevettuali (diversificazione, qualità, internazionalizzazione, tempo, efficienza).
“Questa nostra ultima analisi – commenta Raffaella Manzini, Direttore dell’Osservatorio IP Cube della LIUC Business School, nonché della Scuola di Ingegneria Industriale della LIUC – ci offre una prospettiva interessante su quello che sta accadendo in Italia su questi temi. Attraverso l’Innovation Patent Index emergono infatti i diversi profili di innovazione e i punti di forza e di debolezza dei singoli territori. Il primato dell’Umbria ci dimostra che anche una regione molto piccola può emergere in termini di valore potenziale incorporato nella singola innovazione”. In questo caso, infatti, la regione eccelle in virtù di brevetti di elevata qualità, ossia nuove invenzioni che si sviluppano a partire da una “forte, ricca e rigorosa base” di conoscenza pregressa. L’area tecnologica di brevettazione che prevale è quella delle scienze mediche o veterinarie.
Secondo posto, sulla base dell IPI, per la Toscana, che anche grazie a centri di eccellenza quali la Normale di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna e l’IMT di Lucca, mostra un’elevata capacità innovativa dei suoi brevetti, con alti valori in termini di internazionalizzazione e tempo investito nella brevettazione dell’innovazione. In questa regione i brevetti riguardano soprattutto le scienze mediche o veterinarie e i veicoli da terra.
Il terzo posto se lo aggiudica invece la Lombardia: se a livello meramente quantitativo questa regione è la prima in Italia, seguita da Emilia Romagna e Veneto, in termini di IPI si classifica solo terza. La Lombardia eccelle per quanto riguarda l’internazionalizzazione (è infatti la regione italiana che estende maggiormente ciascun brevetto in altre nazioni), ma non rispetto alle altre dimensioni dell’IPI. Le aree tecnologiche di maggiore rilevanza sono l’ambito medicale, come larga parte delle regioni italiane, e quello chimico.
Tra le altre regioni che spiccano nel ranking dell’IPI, l’Emilia-Romagna (quarto posto), che mostra un’elevata efficienza, ossia un elevato numero di brevetti per ciascun addetto del territorio. Particolare rilevanza nella brevettazione è ricoperta dall’area tecnologica dei container e packaging, che risulta essere di primaria importanza nell’ambito italiano.
E ancora, alcune curiosità: da rilevare, ad esempio la prima posizione della Sicilia (15° posto nel ranking complessivo dell’IPI) in termini di diversificazione tecnologica, che mostra come questa regione sia capace di brevettare con logica multi-disciplinare.
Brevettano invece soprattutto nei sistemi di riscaldamento e arredamento, settori tradizionali diversi da quelli primari di brevettazione in Italia, le Marche. Anche la Valle D’Aosta si differenzia in quanto mostra come principale area la generazione, conversione e distribuzione di energia.
“L’innovazione è un fenomeno difficile da studiare – spiega la prof. Manzini – e un’analisi meramente quantitativa può essere incompleta. Con l’Innovation Patent Index cerchiamo di cogliere aspetti dell’attività innovativa che rappresentano delle potenzialità per il futuro. Sarà interessante verificare, con le prossime analisi, se queste potenzialità siano poi state effettivamente sfruttate, anche con particolare riferimento alle sfide poste dalla pandemia”.